venerdì 29 novembre 2013

100 laghi di Valtellina e Valchiavenna



Presentazione del volume con gli autori Beno, Roberto Moiola e Roberto Ganassa:

  • Biblioteca di Albosaggia - via Coltra 44 (tel. 0342 211378) - venerdì 29 novembre ore 21
  • Morbegno - bar Stop Over - 11 dicembre 2013 ore 21
  • Chiesa in Valmalenco - Teca - domenica 29 dicembre ore 21

sabato 23 novembre 2013

Incontro con l'autore: presentazione del libro "100 laghi di Valtellina e Valchiavenna" - Albosaggia 29.11.2013

Beno, direttore della rivista trimestrale Le Montagne Divertenti, e i fotografi dell'agenzia ClickAlps Roberto Ganassa e Roberto Moiola presentano il volume "100 laghi di Valtellina e Valchiavenna", in cui portano a conoscere i più bei laghi della nostra provincia.

Biblioteca di Albosaggia - via Coltra 44 (tel. 0342 211378) - venerdì 29 novembre ore 21

In questa occasione verranno premiati i ragazzi meritevoli di Albosaggia che si sono distinti in ambito scolastico nell'anno accademico 2012-2013



Quanti laghi alpini ci sono nella provincia di Sondrio? Davvero tanti: in anni di passeggiate ne abbiamo contati e immortalati più di 200, tra naturali e artificiali, e il loro numero è destinato a crescere col ritiro dei ghiacciai. Come si usa con gli astri, alcuni li abbiamo raggruppati in costellazioni e di queste ve ne presentiamo 100, con la consapevolezza di avere compiuto alcune ingiustizie che ci perseguiteranno negli anni a venire. Questo lavoro non è un censimento sistematico, ma vuole condividere attraverso le nostre migliori foto l'emozione di una visita ai laghetti e la passione per questo tipo di escursioni. I testi, anch'essi sintetici, sono la cornice del quadro e contengono le informazioni essenziali sui tracciati, oltre a curiosità e storie legate ai luoghi visitati. Abbiamo scelto laghi eterogenei, sia per collocazione geografica che altimetrica, sia per lunghezza e difficoltà d'accesso che per frequentazione, così che chiunque possa trovare la sua meta congeniale o addirittura la voglia di estendere i propri orizzonti. Fotografare un lago richiede un lungo corteggiamento e buona tecnica, ma anche molta fortuna nel trovare le condizioni giuste: queste sono le ragioni per cui ci sono voluti ben 8 anni ed altrettanti fotografi per collezionare il materiale necessario a questo volume. Ci sono molte avventure dietro a queste pagine, fatte di cadute in acqua nel cercare una particolare inquadratura, di freddo pungente alle prime ore del mattino, di ciaspole che affondano nella neve fresca per arrivare in tempo per l'alba, di acqua e di vento, di caldo e di afa, ben felici di aver passato molte giornate in compagnia della montagna, lontani dalla frenesia del vivere moderno.
Testi: Beno e Giorgio OrsucciFoto: Roberto Moiola, Roberto Ganassa, Giacomo Meneghello, Beno e Giorgio Orsucci

Beno (testi e foto)
Dal 1979 vivo a Montagna in Valtellina. Proprio sulla conoscenza e sulla tutela della montagna ho fondato tutte le mie attività: alpinista, corridore, scrittore, fotografo, divulgatore ed editore di libri e pubblicazioni sul territorio alpino valtellinese e sulla sua cultura fra cui, sopra tutti, la rivista trimestrale Le Montagne Divertenti, nata nel 2007. La mia fotografia va di pari passo con il mio modo d’andare in montagna, senza badare alla lunghezza degli avvicinamenti o all’isolamento dei luoghi, e si distingue per scatti in ambienti severi: dalle vette delle montagne, alle creste o alle pareti anche nelle condizioni meteo più strane.
Roberto Ganassa (foto)
Sono nato a Roma nel 1973, ma vivo in Valtellina dall’età di 10 anni. Sono fotografo freelance e insegnante di tecnica fotografica. Il mio mese di nascita, gennaio, è il mio preferito perchè la candida coltre bianca mi permette di salire con gli sci d’alpinismo sulle vette della Valtellina e della vicina Engadina. Vado in montagna all’alba, al tramonto o addirittura di notte, per catturare le luci più particolari. Inoltre amo i colori d’autunno come anche i laghetti alpini d’estate o le fioriture primaverili. Tra le peculiarità delle mie mostre fotografiche ci sono le tele realizzate assieme alla pittrice Silvia Salice nell’ambito di un progetto innovativo di contaminazione fra pittura e fotografia. 

Roberto Moiola (foto)
Nato nel 1978 a Morbegno, dal 2000 sono fotografo freelance e collaboro con le principali riviste di montagna (italiane ed estere), fra cui Le Montagne Divertenti di cui sono co-fondatore e responsabile della fotografia. Ho ideato e coordino l’agenzia ClickAlps; sono insegnante di tecnica fotografica, redattore di articoli escursionistici e divulgatore. Sono specializzato in fotografia aerea e immagini notturne negli angoli più sperduti delle Alpi, mentre dai miei viaggi in Europa, Nord e Sud America, Caraibi, Africa e Asia, fatti sempre con spirito e mezzi d’avventura, nascono altri scatti animati da grande passione per la natura e curiosità verso le popolazioni locali. Nel 2013 una sua immagine di lago alpino è stata scelta dalla Apple per promuovere i nuovi display Retina, un riconoscimento tra i più prestigiosi.

venerdì 22 novembre 2013

Valtellina: nel paradiso dello scialpinismo - Lecco 22.11.2013


Esistono le classiche gite con gli sci in Valtellina. Conosciutissime e affollate. 
Esistono anche gruppi montuosi della Valtellina che d’inverno sono isolati, senza punti d’appoggio, senza campo per il telefonino, faticosi e senza tracce battute, ma - specialmente - troppo belli per chi si accontenta di andare tutte le volte sui soliti itinerari trafficati. 
Capitàno di una zattera in mezzo al mare, solo a pochi chilometri da casa, Beno ha scalato e sciato luoghi eccezionali sulla scorta dei racconti di pionieri di un’altra epoca che, come lui, non necessitavano né di tecnica, né di attrezzatura, ma solo dell’immensa passione per le montagne. 

Dalla cima del Cavalcorto, al pizzo Ligoncio, alla punta Moraschini in Valmasino, alle vette dimenticate della val Fontana, ai canali nascosti sulle Alpi Orobie: un condensato di spunti e idee fresche per lo scialpinista che vuole pregustarsi una stagione ricca di soddisfazioni.

FOTO DELLA SERATA
Molta gente in sala Ticozzi a Lecco per seguire la conferenza sullo scialpinismo in Valtellina (foto Nicola Giana).





giovedì 14 novembre 2013

DA SONDRIO A CASTIONE TRA I VIGNETI DELLA SASSELLA E DEI GRIGIONI

Vigneti in località Ganda.

Un itinerario alle porte di Sondrio, all’apparenza banale e forse scontato, ma non è proprio così. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla semplicità del percorso il quale, a un attento osservatore, esso rivela numerosi aspetti interessanti e non sempre di immediata comprensione. Tra questi, oltre agli evidenti contenuti storici, culturali e paesaggistici, evidenziamo in particolare quelli geologici e archeologici. Infine, ma non meno importanti, ricordiamo gli aspetti enogastronomici che numerosi si profilano lungo l’intero percorso.
Facile, adatto a tutti e a tutte le età, pensionati, casalinghe/i e studenti, dalle medie in poi sino all’università della terza età; percorribile in ogni stagione e con qualsiasi tempo atmosferico, si svolge interamente sui terrazzi del versante retico, perciò si sconsiglia nel pieno periodo estivo.


Partenza: Istituto Pio XII, Via Carducci, Sondrio (290 m slm).
Itinerario sintetico: Sondrio (via Carducci) – Sassella – Triasso – La Ganda – Castione centro.
Tempo di percorrenza: ore 4 per la sola escursione. Ritorno a Sondrio con bus di linea.
Dislivello complessivo in salita330 m.

Dettagli- Guide e carte; Gogna A., Miotti G. Guida Turistica della Provincia di Sondrio”, B.P.S. II edizione 2000 - U. Sansoni, S. Gavaldo, C. Gastaldi “Simboli sulla Roccia” Edizioni del Centro, 1999, Capo di Ponte (BS) – F. Monteforte “L’immagine della Sassella” in Notiziario BPS, n. 105, dicembre 2007 - Kompass n. 93 “Bernina – Sondrio” 1:50.000.  

Si parte direttamente dal centro di Sondrio, sia per evitare l’uso dei mezzi motorizzati, sia per ammirare le bellezze e vivere emozioni che taluni luoghi ancora suscitano nelle persone particolarmente sensibili. Passando per le vie del centro storico si attraversano le tre piazze principali, poi lungo l’antica via Valeriana prima, successivamente attraverso i terrazzamenti e le nude rocce della Sassella e dei Grigioni, nuove e intense suggestioni si profilano guardando all’orizzonte e sul fondovalle, purtroppo quest’ultimo pesantemente alterato dall’edificazione dissennata di capannoni. Non sono ovviamente questi ultimi che vogliamo acclamare, bensì quegli angoli dimenticati dagli interventi speculativi, in grado di farci sognare una vita sana, dai ritmi lenti e soprattutto più rispettosa dell’ambiente dal quale dipendiamo, fortunatamente, non solo per ricavarne denaro. La speranza è di ritrovare qui le nostre radici, quelle dell’albero che ostinatamente, noi sostenitori della rivista Le Montagne Divertenti, ma non solo, ci ostiniamo a “bagnare” nel tentativo di far sopravvivere, in altre parole la nostra cultura e la nostra identità di valtellinesi.

Itinerario
Suono della campanella alla scuola Pio XII (m 300 ca.); i ragazzi sono pronti, gli ultimi accordi col preside e ci incamminiamo verso N. Il meteo non promette bene e il cielo non lascia alcuna speranza. Fiduciosi nella sorte (acqua dalle 14), adottiamo il piano B che prevede il rientro col bus delle 13.30 da Castione. Imboccata via Piazzi, svoltiamo per piazza Campello. Tempo per due note sulla storia della piazza, sulla chiesa del Suffragio (demolita), palazzo Pretorio e poi giù per Corso Italia. Altra sosta in Piazza Garibaldi sulla quale prospettano importanti edifici ottocenteschi e il fantasma del teatro Pedretti. Ma il nostro sguardo punta alto verso Triangia e l’imponente convento di S. Lorenzo (sorto sulle fondamenta dell’antico castello di S. Giorgio) e la forra del Mallero.
Imboccata via Dante continuiamo diritti sino a Piazza Cavour (già Piazza Vecchia), in passato molto animata, sede del mercato cittadino e delle più importanti fiere. Attraversiamo il torrente Mallero e uno stop s’impone per rimirare il castel Masegra, i possenti argini realizzati solo dopo l’alluvione del 1834, il ponte levatoio a ricordo del disastro del 1987. Imbocchiamo via Romegialli, un tempo spina dorsale dell’antica contrada Cantone, ricca di edifici storici. In piazzetta Carbonera, entriamo al civico n. 4 del Palazzo omonimo (XVI sec.) per osservare l’interessante portico con volte a vela sormontato da logge ad archi e colonne dei due piani superiori. Prendiamo via De Simoni, quindi a dx (200 m) via E. Bassi al cui inizio s’impone la Cappella dell’Annunziata o Madonna della Rocca (1713), la prima di una serie di 15 dedicate ai Misteri del Rosario e che sarebbero dovute sorgere lungo la via Valeriana costituendo il “Sacro Monte della Sassella”, al quale i fratelli Francesco Saverio e Giovan Battista Sertoli dedicarono le loro energie all’inizio del ‘700. Dal rione di Cantone sino alla chiesa della Madonna della Sassella si sarebbe snodata la Via Matris della Vergine del Rosario, partecipe dei misteri dolorosi, gaudiosi e gloriosi di Cristo e della salvezza.. Ne vennero realizzate sei delle quali ne rimangono solo quattro.
Oltrepassiamo Largo Stella per continuare su via F. S. Quadrio sin dove attraversa la provinciale per la Valmalenco, quindi ci immettiamo su via Valeriana. Nei pressi di un’azienda vitivinicola, mentre guardiamo gli arditi terrazzamenti e la teleferica di servizio, un’anziana signora si avvicina e ci racconta di quando ancora molto giovane arrancava su quelle scalette per lavorare i vigneti. Dai suoi occhi traspare il piacere nel vedere tanti ragazzi unito a un pizzico di nostalgia dei bei tempi di gioventù. All’incrocio con via D. Lucchinetti, facciamo notare, sparsi tra gli ultimi prati, i resti del vecchio tiro a segno, muti fantasmi del periodo fascista (seconda metà degli anni ’30).
Dietro lo stadio, addossata a un rustico, incontriamo la seconda cappella, che priva di alcun dipinto, passa quasi inosservata.
All’inizio della salita per Triasso, la terza cappella pare contribuire al faticoso sostegno dei terrazzi soprastanti. Anch’essa di forma ottagonale, l’interno è vuoto. Al tornante, abbandoniamo l’asfalto e imbocchiamo l’antica via che tra i vigneti porta al santuario della Sassella. Saliamo gradatamente tra rocce lisciate e montonate dall’azione erosiva dei ghiacciai sui quali sapientemente i nostri antenati hanno costruito i muri dei terrazzi messi a vigna. L’Adda scorre sotto di noi, tra gli alti pioppi ai piedi del conoide di Albosaggia, ultimi resti dell’antica boschina. In una valletta poco prima del santuario incontriamo la quarta e ultima cappella, detta degli Apostoli (1713-14; forse disegnata da Pietro Ligari) e dedicata alla Pentecoste; le dodici statue lignee di G. B. Zotti, rappresentanti la Vergine e gli Apostoli recanti sul capo la fiammella dello Spirito Santo, per ragioni di sicurezza sono stati trasferiti al civico museo di Sondrio. Beno rallenta con un gruppetto per spiegare alcune regole della ripresa fotografica.
La chiesa della Madonna della Sassella (m 299), è chiusa, non possiamo ammirare gli affreschi di Andrea De Passeris (originario di Como, importante per i numerosi interventi in valle) che arricchiscono l’interno. Ci accontentiamo del bel panorama e della Torre della Sassella, parte di un progetto incompiuto del 1720 che prevedeva la sistemazione della piazza e la realizzazione di diversi fabbricati a uso deposito per le merci durante le fiere e i mercati. La piazza è stata dotata recentemente di pavimentazione idonea per accogliere i SUV che qui si radunano per le fiere dell’ostentazione.
Riprendiamo il cammino che inerpicandosi tra le case ci porta nei soprastanti vigneti. Una recentissima strada in cemento, come uno sfregio in viso deturpa la bellezza di questo luogo. Ma l’economia agricola reclama a gran voce interventi come questi a proprio sostegno!
Triasso, recuperiamo le forze presso la piazzola realizzata per chi frequenta la via dei terrazzamenti.
Poco avanti, l’odore intenso delle vinacce buttate come concime tra i filari di una vigna, offre motivo per parlare di vinificazione e torchiatura, già ricordi di gioventù per i meno giovani.
Terrazzi a picco sul fondovalle tra enormi massi e rocce affioranti, fazzoletti di terra risicati e sorretti da possenti muri a secco, panorama a 360 gradi sulle Orobie, dal Legnone sino al gruppo del Baitone, sono ottimi spunti per stimolare approfondimenti sulla bellezza del creato, sui concetti bello/brutto di talune opere dell’uomo.
Una breve deviazione ci conduce in località La Ganda (m 519) dove sulle rocce ai piedi di un rustico ammiriamo le incisioni rupestri considerate di maggior pregio storico ed estetico del circondario di Sondrio (oltre 80 figure tra antropomorfi, segni circolari e sistemi complessi di coppelle, attribuibili all’età del Bronzo medio-tarda). Un pannello nelle vicinanze ci aiuta alla lettura delle raffigurazioni.
Spuntino nei pressi della fontana dove è stata predisposta un’area picnic per i frequentatori della strada dei terrazzamenti. Attraversiamo un castagneto da frutto, altra sosta per parlare di questa coltura andata persa, della sua importanza nel recente passato, dei risvolti sociali ed economici che il suo abbandono ha comportato. Un campo appena arato, occasione per un altre considerazioni. Cerchiamo di interpretare presente e passato, così scopriamo che è un’altra vigna che se n’è andata, e con lei la sua storia. In lontananza si profilano l’abitato di Castione e le sue chiese. Il terrazzo panoramico in aggetto, con affacci orientati e pannello esplicativo, offre nuovi spunti per interpretare il territorio, le sue forme e il costruito. Non sfugge l’impianto del nuovo vigneto sottostante a giropoggio. Raggiungiamo il nucleo del paese e imbocchiamo la vecchia via acciottolata che, preceduta dalla fontana pubblica, scende ai luoghi di culto. Camminiamo cauti tra i vecchi edifici prospicienti stretti corti e collegati tra loro da trune e ballatoi. Visitiamo una vecchia cucina con focolare al centro del locale, senza camino, pochi arredi, ambiente tipico della famiglia contadina.
Giunti all’ossario prendiamo la duplice scala che ci immette nel piccolo sagrato della chiesa parrocchiale dedicata a S. Martino, in posizione dominante al centro del paese.
Sono quasi le 13 quando consumiamo il pranzo al sacco sotto le arcate del portico del settecentesco Oratorio dei Confratelli.
Alle 13.30 arriva giusto in tempo il bus di linea mentre si avvia velocemente la pioggia annunciata dalle previsioni meteo.
Sin qui tutto bene, non ci resta che darci appuntamento per la primavera prossima, stesso luogo, per concludere l’itinerario con la visita al mulino della Rosina a Vendolo e le Piramidi di Postalesio.


Una delle cappelle che avrebbe dovuto costituire il sacro monte della Sassella.
Rocce montonate alla Sassella. 
Il santuario della Sassella.

A Ganda.
Ganda. Nei pressi delle incisioni rupestri. 
Nei castagneti di Castione.
Il centro di Castione.
Il centro di Castione.
Spiegazioni sulle vecchie architetture valtellinesi.


martedì 5 novembre 2013

Coi ragazzi della I media del Pio XII al Castello di Mancapane - Sondrio 5.11.2013

Un semplice itinerario ad anello tra i terrazzamenti vitati e lungo i sentieri che collegano il fondovalle con il centro di Montagna in Valtellina e le sue frazioni alte. Una visita ad antiche strutture rurali: castelli, centri abitati, un mulino. Un percorso ideale per conoscere la coltivazione della vite e dei cereali, di questi ultimi principalmente segale e grano saraceno, come era praticata un tempo in queste contrade, dalla semina al raccolto, per concludere con la preparazione del pane, cotto nel forno a legna. Un tipo di agricoltura scomparsa, della quale possiamo venire a conoscenza tramite le testimonianze dirette degli ultimi contadini, ma anche con l’osservazione e tanta immaginazione.
Al castello di Mancapane, partendo e tornando a piedi a scuola per scoprire con Beno e Nicola Giana un itinerario appena fuori dalla porta di casa.

Pensiamo che portare i ragazzi lungo un percorso a ritroso nel tempo possa dar loro la possibilità di capire, almeno in parte, come si svolgeva la vita agricola e sociale in Valtellina e come fosse legata al lavoro nei campi.
Conoscere le proprie tradizioni offre ai ragazzi la possibilità di identificarsi in una comunità: di sapere chi sono, da dove vengono. Conoscere in modo più approfondito il proprio territorio forse consentirà loro di imparare ad apprezzarlo.
L’escursione proposta, oltre ad avere un aspetto prettamente didattico, ha il merito di svolgersi in un ambiente naturale emozionante, a tratti avventuroso e mai pericoloso: si seguono sentieri tra i terrazzamenti coltivati a vite, si visitano antichi nuclei rurali, un mulino e un forno, si attraversano vallate selvagge e si raggiungono ben due castelli situati in posizione panoramica.

L’intento è quello di stimolare i ragazzi a una frequentazione intelligente e consapevole del territorio attraverso la sua osservazione e valorizzazione.